Sono tornata questa mattina (sono le 22 di lunedì 21 gennaio mentre scrivo) da una Parigi eccezionalmente fredda e nevosa che ha ospitato la tredicesima edizione del “
Who’s Next“. Ogni fiera di settore (questa è stata la prima di questa portata a cui ho partecipato) mi porta a fare delle conclusioni più o meno positive sul sistema moda. Ho scelto di essere sincera quando vi ho parlato del
White Milano, allo stesso modo lo sarò in questa occasione. Il mondo della moda si è presentato ancora una volta come chiuso ed un po’ diffidente. Ha giocato molto a mio sfavore il fatto che le fiere siano principalmente viste dai brand come un’occasione per vendere ed ampliare la loro rete di contatti commerciali, che i designer, fatto salvo quelli emergenti, non fossero quasi mai presenti per lasciare il posto ad agenti o direttori commerciali, e che le collezioni autunno/inverno 2013 verranno presentate ufficialmente solo tra sei mesi. Pochissimi dei presenti mi hanno permesso di fare foto, neanche quando l’interesse era rivolto più all’allestimento dello stand che alla collezione stessa, e pochissimi si sono dimostrati interessati alla presenza della stampa. Alla fine mi sono limitata a prendere appunto dei brand che mi interessavano di più e che ho deciso di approfondire e contattare in questi giorni, nella speranza che una volta tornati, finita la fuffa del vendi-compra-stringi mani-fai sorrisi, si possa creare qualcosa di interessante. Le idee ci sono, un po’ appannate da una crisi che ci costringe tutti ad essere più concreti, ad abbattere i costi e a scendere a compromessi con la creatività, ma ci sono. Il sottobosco di designer emergenti, con progetti freschi e con l’ambizione di creare qualcosa di innovativo, è stato ancora una volta, per me, il motore di questo evento.