Non conoscevo il lavoro dell’artista coreana
Lee Bul, ma dopo averne visto la retrospettiva al
Mudam (Museo di arte contemporanea di Lussemburgo) non ho potuto fare a meno di apprezzarne il lavoro. Opere sospese sempre tra vari concetti legati a due filoni importanti: l’idea che la storia ci influenza come persone ma anche che noi come esseri umani facciamo la storia. Questa idea è legata al fatto che la storia si ripete sia nei grandi avvenimenti, sia nelle vicende umane di ciascuno di noi. Questi concetti si ritrovano nei Cyborg dell’artista, statue realizzate con massima precisione, che ricordano lo stile classico, ma che hanno forme futuristiche. Non solo, ma anche nelle placche geologiche, che rimandano alla stratificazione della terra ma anche della nostra memoria: lo spettatore è invitato a camminarci, accogliendone la destabilizzazione che lasciano. Le grandi isole fluttuanti, realizzate con vari materiali sono ispirate dalle situazione della Corea odierna che si sta completamente trasformando grazie alla modernizzazione. Sono come città sospese, che richiamano il lavoro dell’architetto tedesco Bruno Tart ma anche quelle città futuriste come Gotham City o la Los Angeles di Blade Runner. Ma anche elementi culturali del suo paese, la Corea, che ne influenza completamente il lavoro.