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Dimensions of dialogue | Image courtesy of Jan Svankmajer

Dimensions of dialogue

24 mag 2012, 8:00 0 Verdiana Oberto

Due corpi e un tavolo. Un uomo e una donna di plastilina si guardano. La passione prende il sopravvento. Si sfiorano, si toccano, si baciano, si abbracciano, si compenetrano, fino a un unirsi completamente. Dopo, la quiete. I due corpi ritornano a sedersi uno davanti l’altro. Una calma solo apparente, perché rotta da un qualcosa di imprevisto. I due amanti litigano assumendo espressioni di rabbia e disgusto, si picchiano, si distruggono fino a ritornare una cosa sola. Il suono dei violini dapprima tenero ed avvolgente diventa minaccioso ed inquietante, fino ad interrompersi bruscamente lasciando una strana inquietudine nello spettatore. L’autore di questo episodio – Passionate Dialogue – è Jan Švankmajer. Il titolo originale è “Možnosti dialogu” (possibilità di dialogo). Seconda sequenza di un unico cortometraggio della durata di 14 minuti, del 1982 “Dimensions of dialogue” . La prima parte è un omaggio al pittore italiano del ’500 Giuseppe Arcimboldo, il terzo e ultimo episodio ha come protagoniste due teste maschili appoggiate su un tavolo; esse cavano dalla bocca oggetti diversi, che si relazionano tra loro, a volte in maniera complementare, altre contrastandosi. L’elemento comune a tutti e tre gli episodi è il dialogo, evidente anche dai titoli di ognuno (Dialog vecný, Dialog vášnivý e Dialogu vycerpávajícím). Regista surrealista cecoslovacco, classe ’34. Autore di moltissimi film e cortometraggi, artista, purtroppo, molto poco conosciuto in Italia (i suoi lavori non sono distribuiti in alcun formato). Ha ispirato grandi registi quali: Tim Burton, Terry Gilliam e i fratelli Quay. Sequenze molto veloci, suoni esacerbati ed oggetti inanimati che prendono vita attraverso la stop-motion, sono le caratteristiche principali delle opere di Jan Švankmajer. Un suo lavoro molto conosciuto è Alice (1988). Un remake, che ha poco a che fare con l’Alice di Lewis Carroll che tutti noi conosciamo, molto più oscuro ed inquietante, in cui il Cappellaio Matto è uno schiaccianoci di legno, la Lepre Marzolina è un coniglio giocattolo con la carica a molla ed il Brucaliffo è un calzino con gli occhi di vetro e una dentiera. “Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza … quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio” (Anthony Lane – “The New Yorker”).

Artista: Jan Svankmajer

Tags: arte artista cinema creativo video videomaker

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