I graffiti. Per loro natura, anche se ormai sono riconosciuti (quasi) universalmente come opere d’arte, rimangono l’espressione di una controcultura che va a di là delle regole, dei luoghi preposti, del controllo. E per questo spesso i writers, prima di essere idolatrati come i nuovi Picasso, rischiano l’arresto. Ma a New York esiste un posto dove i graffiti sono non solo permessi, ma addirittura incoraggiati e conservati. Si tratta di 5Pointz, un complesso industriale situato a Long Island City, nel quartiere del Queens. Un vero museo a cielo aperto, con tanto di custode: Jonathan Cohen, in arte Meres, il curatore di questa mostra che va avanti dal 2002; è lui che decide quali opere possono essere cancellate per fare spazio a nuovi artisti, o quali, al contrario, vanno conservate. Tutto ciò avviene al riparo dalla polizia e senza creare scontri tra writers che si litigano i muri della città. Ma non tutte le favole hanno un lieto fine, e il cattivo della nostra storia è Jerry Wolkoff, proprietario dello stabile che, appoggiato, pare, anche dal comune, ha intenzione di abbatterlo per far posto ad altri grattacieli. Per una volta ci viene in aiuto la crisi economica, che ha già arrestato diversi progetti edilizi e che minaccia anche questo, ma non c’è garanzia che possa bastare. Per questo Meres sta fondando un’associazione no profit e, per abbattere le diffidenze del vicinato, con dei volontari cerca di tenere pulito il posto e dirigere il traffico. Un fan anonimo ha anche creato una raccolta firme online, “
show ur love to 5Pointz”, che ad oggi ha già raccolto più di 13 mila firme. Se siete interessati alla sorte e alla storia del 5Pointz, nel numero di “
Io Donna” in uscita sabato 5 Novembre troverete un articolo scritto da Nicola Scevola, che abbiamo avuto il privilegio di leggere in anteprima. Ringraziamo “Io Donna” e lo staff di Ambito 5 per questa opportunità. E incrociamo le dita …