La settimana della moda milanese sta volgendo al termine ed è tempo di trarre le conclusioni. Noi non siamo stati sul campo, in quel girone dantesco che doveva essere Milano in questi giorni, ma osservando da lontano, la prima considerazione che ci viene da fare è che la moda non ha fatto pace con il cibo.
L’assessorato alla salute di Milano ha inviato nel backstage delle sfilate le cosiddette “sentinelle della salute”: ragazze con il compito di monitorare la forma fisica delle modelle e segnalare eventuali casi di magrezza eccessiva. Iniziativa lodevole, se non fosse in totale contraddizione con quella presa dalla Camera Nazionale della Moda Italiana di
escludere Elena Mirò, brand di abbigliamento “oversize” con modelle dalle taglie oltre la 44 nonchè abituale apripista alle ultime fashion weeks, dal calendario ufficiale delle sfilate. Le motivazioni addotte non riguardano la forma fisica delle (tra l’altro super sexy) modelle, ma in molti hanno sentito “puzza di bruciato” e francamente anche a me tutto ciò sembra un grande passo indietro.
E mentre parco Sempione diventa un ristorante a cielo aperto per l’iniziativa “
Taste of Milano“, in cui 12 ristoranti della città presentano 36 piatti ad un prezzo democratico, “
Food is Fashion and Health” distribuisce agli addetti ai lavori delle colorate shoppers colme di prodotti italiani per promuovere un’ alimentazione sana ed equilibrata. E forse, per indurre qualche modella a commettere qualche piccolo peccato di gola. Insomma, se da una parte c’è la volontà di combattere la magrezza estrema, per certi versi questo mondo rimane ancora chiuso in sè stesso. Sono curiosa di sapere come la pensate voi … Un’ultima cosa. Vivendo questa mia prima fashion week da blogger, ma ancora da outsider, mi affido alle parole di una blogger che seguo da molto e ho seguito anche durante queste giornate fashion: Giorgia di “
The student flair” – “Domani è la mia ultima giornata e sono comunque contenta di tornare alla normalità. La moda va bene a piccole dosi e preferisco sempre e comunque il contatto diretto ed entusiasta con e dei designer emergenti (…) ma il mondo che la moda colora è infinitamente più poetico e positivo di quello reale. Un’illusione a cui vogliamo credere e che ci fa prendere una boccata d’aria dal declino cronico che ci circonda.” -