Chad Wys è un’atrista affascinate. Le sue opere a primo impatto sembrano una rivistazione di alcune opere classiche famose o meno; poi osservando meglio ci si accorge che sono curiose, irriverenti, senza dubbio interessanti. Di certo non impressiona per la sua bravura nell’esecuzione o per la perfezione nella realizzazione: le sue opere al contrario vanno osservate e capite. Rientra in quella cerchia di artisti che rischiano facilmente di cadere nello scontato, in qualcosa di già visto, di far sembrare le proprie opere un semplice deturpare qualcosa di già esistente; e la sua bravura sta proprio nel discostarsi da tutte queste impressioni negative. Ad uno sguardo più attento, viene fuori il vero senso delle suoi lavori: una sottile critica alla società moderna, un uso del colore (o del non colore) provocatorio e ragionato. Così le opere più classiche sotto la sua mano diventano madonne con il burqua o senza volto, paesaggi classici con strisce di pantoni pronti per la tipografia, porcellane inglesi dai colori fluorescenti, scene bucoliche censurate da enormi righe di colore nero, …
Un artista che si inserisce nella corrente dada dei suoi antecedenti più famosi, che ci invita a riflettere su ciò che capita, giorno dopo giorno, alla nostra società.